Roberto Coin dall’isola di Guernsey al World Diamond Council
“Sono educato come uno svizzero, penso come un anglosassone e creo come un italiano” questa è l’autodefinizione di Roberto Coin, re del gioiello. “Perdo i genitori da giovane, vado al collegio in Svizzera, mi sposo e poi vado nel Regno Unito – racconta Coin (nella foto con chi scrive e Luca Slongo di Bisol) – non ho fatto l’università perché dovevo lavorare, prendo un albergo e ristorante il Duke of Richmond nell’isola di Guernsey nel Canale della Manica. Poi vendo l’albergo e desidero lavorare in Italia, negli anni Settanta apro un’azienda di gioielli come hobby. Mi piace vestire la donna – poi tra vestirla e adornarla ho scelto il mondo del gioiello. Ho avuto clienti importanti e personaggi del mondo dello spettacolo come Tony Bennett, Francois Truffaut, Peter Sellers, tom Jones e il conte Lord Mountbatten lo zio del Principe Carlo d’Inghilterra. Adesso esporto in 63 nazioni ed ho 1083 punti vendita di cui venti di proprietà, vesto tante attrici di Hollywood”
Roberto Coin parla con un sorriso allegro e gli occhi magnetici circondati da occhiali blu elettrico, racconta la sua carriera in un attimo come se fosse tutto così semplice. “ Sono orgoglioso di due o tre cose, sono nel board del World Diamond Council, nel Panama Diamond Stock Exchange e nel cda della Borsa di Dubai. Ho tre figli e quattro nipoti. Da una storia di pura sfortuna è nata la mia fortuna, ho imparato da qualcuno bravo, ho saputo ascoltare”.
Complimenti.
Chiara Masini