Commercio in Italia: senza ripresa
C’è chi proclama che la crisi è alle spalle, ma la realtà certificata da Confesercenti e Istat è che gli italiani non comprano più, la spesa nei negozi è inferiore del 16 % rispetto agli altri Paesi europei. I dati sulle vendite al dettaglio di luglio confermano, purtroppo, il quadro di profonda incertezza sul fronte della domanda interna. La nuova battuta d’arresto, in cui neanche i saldi sono riusciti a ‘scaldare’ le vendite, dimostra che il ‘risveglio’ dei consumi tarda ad arrivare, la ripresa della spesa delle famiglie non decolla - resta ancora al di sotto dei livelli pre crisi con un gap di circa 36 miliardi da colmare per il quale bisognerà aspettare almeno il 2019 – ed il piccolo commercio continua a soffrire: dal 2007 ad oggi sono scomparse per sempre oltre 108mila imprese del commercio in sede fissa, il 15% del totale.
Il dato è preoccupante poiché fotografa una situazione che sta volgendo al negativo: nei primi 7 mesi, infatti, la variazione delle vendite in volume è pari a -0,6 punti percentuali, quando già il 2016 si era chiuso con una variazione pari a -0,3%. Questo il commento dell’Ufficio economico di Confesercenti sulle rilevazioni Istat di oggi.
Se alcuni recenti indicatori economici segnalano che la nostra economia si sta rafforzando, per il commercio tradizionale i segnali sono in controtendenza: le vendite del commercio al dettaglio registrano una frenata nel mese di luglio, sia in valore che in volume. In volume, si tratta della quarta variazione mensile negativa su 7 mesi ed una vera accelerazione, in realtà, non c’è mai stata.
Il dato negativo, inoltre, coinvolge sostanzialmente tutti i comparti tranne utensileria per la casa e ferramenta, altri prodotti – gioielleria ed orologi – ed abbigliamento. La spesa delle famiglie va a beneficio soprattutto di settori diversi dal commercio al dettaglio in sede fissa – quali ad esempio i servizi, i viaggi e le attività ricreative. Puntare sui mercati esteri è ancora il salvagente per vendere a livello internazionale il meglio del made in Italy, quello che l’italiano medio non può più permettersi.