Intervista esclusiva con Antonio Rallo nuovo Presidente Unione Italiana Vini
di Chiara Masini
“Non è solo importante dal punto di vista economico, non è solo una grande bevanda, il vino è anche qualcosa che serve per esportare la nostra cultura, è importante per la capacità di richiamare tanti turisti in Italia e per richiamare sul nostro Paese tanta attenzione” così Antonio Rallo, dal 17 maggio eletto al vertice dell’Unione Italiana Vini l’associazione che rappresenta oltre la metà del fatturato del vino italiano e l’85% dell’export.
In questa intervista affronta i temi più importanti ed attuali del settore vinicolo.
Presidente Rallo quali sono le priorità che ha in mente di realizzare ?
AR “la priorità numero uno è dar voce a tutta la filiera, raccogliere le istanze e le esigenze di tutti i diversi comparti del vino italiano. Sicuramente Unione Italiana Vini essendo la casa del vino italiano è sia la casa delle piccole, delle medie e delle grandi aziende, composte da industriali imbottigliatori, da grandi cooperative, dai consorzi di indicazione geografiche. All’interno di questa casa, ascoltando tutti bisogna trovare la sintesi, per il bene della filiera, questa è la parte più impegnativa”
Dopo una fase sperimentale, a giugno entreranno in vigore i nuovi registri telematici, ciascun viticoltore dovrà registrare ogni attività nel SIAN (Sistema Informatico Agricolo Nazionale). Alcuni piccoli produttori dicono che è solo un’inutile perdita di tempo e aumento della burocrazia, quale è la sua posizione?
AR” Condivido questa nuova normativa. E’ chiaro che siamo tutti per raggiungere al più presto una semplificazione crescente, però dall’altra parte è anche importante che il nuovo strumento funzioni bene. Se una macchina così complessa non dovesse funzionare bene sarebbe il caos. Le organizzazioni sindacali troveranno il modo di aiutare le piccole aziende, so che Coldiretti sta lavorando in questo senso.”
Ci parla dell’Osservatorio del vino italiano, nuovo strumento di raccolta dati sul settore?
AR “L’Osservatorio è una grande idea perché non esisteva uno strumento che dava alle aziende il modo per sapere le statistiche sul mercato HO.RE.CA. interno. L’idea è quella di continuare a raccogliere dati che riguarderanno i Paesi di sbocco per il vino italiano.”
Gli eventi nel settore vinicolo crescono in modo esponenziale, cosa chiedono i produttori al sistema fieristico italiano?
AR”Eventi ce ne sono tantissimi, potrei dire, sperando che nessuno si offenda, anche troppi. Sicuramente dobbiamo cercare di usare al meglio le risorse che alla fine sono poche. Mi sono trovato subito d’accordo col neo Ministro dello Sviluppo Economico Calenda quando ha detto che serve una comune cabina di regia. Non siamo più nella condizione di finanziare piccoli eventi di comuni, province, consorzi, dell’Ice; sicuramente bisogna fare un passo avanti in Paesi dove l’Italia è ancora molto debole, per esempio la Cina. Sarà utile una cabina di regia unica tra Mipaaf e Mise per pensare ai mercati più importanti per il vino italiano. Ci possiamo ancora sviluppare molto negli Stati Uniti, ci sono tante aree dove possiamo aumentare la nostra presenza”
Le piccole DOC (nate da poco e non ancora blasonate) rischiano di scomparire, che ha intenzione di fare per tutelarle?
AR”E’ un discorso abbastanza complesso che bisogna affrontare caso per caso. Le posso fare l’esempio della Sicilia, qui abbiamo un grandissimo valore che è il marchio regionale, abbiamo dato la possibilità di anteporre il marchio Sicilia al nome delle piccole DOC. Così il consumatore si fida e riconosce subito la provenienza, poi con il tempo si possono costruire e far conoscere le piccole DOC e farle crescere”
Tutela delle DOC all’estero: TTIP e non solo. Il negoziato con gli USA è ancora in stand by, che farete per far valere l’interesse alla tutela delle denominazioni d’origine?
AR ” il TTIP è il nostro grande problema, l’agricoltura conta troppo poco, siamo alla fine merce di scambio, sappiamo a livello europeo che nella scala dei pesi economici dei vari settori è veramente in fondo, potremmo essere scambiati con interessi di altri settori come quello meccanico. La nostra politica ce la sta mettendo tutto affinché gli americani capiscano il concetto di denominazione d’origine. Sappiamo che il sistema americano non ha una grande passione per le nostre DOC, per loro il marchio è tutto. Se il negoziato fosse sancito senza includere il vino, sarebbe davvero un disastro, spero tanto che si possano trovare delle soluzioni anche non le migliori. Io sono per portare a casa subito qualcosa e sperare di portare a casa dopo qualcos’altro”
Il prosecco è lo spumante italiano più esportato, ora ci sono perfino i ladri di barbatelle di glera in Veneto. Cosa suggerisce di fare per la promozione e tutela internazionale del prosecco? Si può impedire che qualcuno in Australia organizzi la strada del Prosecco?
AR “Il problema è che gli australiani non hanno nessun accordo con noi, io spero che prima o poi si riesca a siglare un accordo anche con loro I Veneti e i Friulani sono stati bravissimi a creare un marchio, però purtroppo in mancanza di un accordo commerciale tra UE ed Australia soffriamo la possibilità dei produttori australiani di vendere prosecco, invece dovrebbero al massimo coltivare solo glera. Per risolvere questi problemi dovrebbero lavorare i nostri diplomatici.”