Informazione, salute ed etica alla base delle scelte alimentari
Gli italiani riprendono a spendere per cibo e bevande, dopo il calo durante la crisi dell’eurozona. A guidare la scelta del consumatore non è il prezzo ma la trasparenza delle informazioni (94%) , la salubrità dei prodotti (84%) e l’attenzione verso l’etica dei produttori (83%). Si è disposti a pagare qualcosa in più per cibo autenticamente Made in Italy. come nel resto del mondo dove l’Italian food è crescito dal 2010 al 2015 del 36%.
La spesa alimentare, drasticamente segnata dal 2009, ha ripreso a crescere negli ultimi anni, raggiungendo il 14,3% sul totale dei consumi delle famiglie, una quota significativamente superiore alla media dei principali Paesi europei (11,4%). È quanto emerge dalla ricerca «Il futuro dell’alimentazione: tra stili di vita contemporanei e nuovi modelli», realizzata dal Censis. La combinazione di questi fattori è totalmente soggettiva e pragmatica e genera perciò una pluralità di scelte e un mix di soluzioni e canali: cibo pronto e semipronto (utilizzato da oltre 31 milioni di italiani), cibi salutisti (26 milioni), take-away acquistato on line (19,4 milioni), alimenti e bibite nei distributori automatici (25,3 milioni). Senza romanticismi o pregiudizi ideologici: pragmaticamente, appunto. Ma anche consapevolmente: il consumatore, avendo ben chiaro cosa vuole dal proprio cibo, si informa; e lo fa prevalentemente in rete (57%, percentuale che sale al 74,2% nel caso dei Millennial).
«È interessante notare – commenta Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis –come, più si ampliano offerta e canali, e più la marca assuma un ruolo di guida e di garanzia: gli italiani, compresi i Millennial, sono disposti a pagare di più per il prodotto di marca, soprattutto quando comprano alimenti salutistici (71,1%), cibi pronti o semipronti (69,6%), prodotti nei distributori automatici (71,3%).
La filiera alimentare non può certo attestarsi su vecchi modelli, la sfida continua!
C. M.