Prendi il mondo per il verso giusto
Internazionalizzarsi non è più una scelta, è diventato un obbligo per le imprese che vogliono crescere. Il punto è come farlo. Di questo hanno parlato i principali protagonisti della promozione dell’Italia all’estero durante il convegno organizzato da Assocamestero, l’associazione che riunisce le Camere di Commercio Italiane nel mondo, insieme al Comitato Italiani nel mondo della Camera dei Deputati.
Ci sono più di 26 milioni di nostri connazionali sparsi in ogni angolo della terra, loro sono un’ottima leva per veicolare, far conoscere e vendere i prodotti del Belpaese.
Fabio Porta, presidente del Comitato Italiani nel Mondo ha ricordato ” serve la ricerca di forme innovative che la promozione del Made in Italy deve assumere per reggere alle sfide di una competizione divenuta sempre più serrata e il contributo che le comunità italiane all’estero possono dare in una prospettiva strategica di rilancio della crescita e di ricollocazione dell’Italia in ambito globale”.
Annalisa Bisson, coordinatore missioni internazionali di Confindustria, ha evidenziato la necessità di fare “attività concentrate sulle PMI e di cogliere le opportunità che si sono sviluppate soprattutto grazie ad alcuni accordi di libero scambio che sono in fase di negoziazione, come quelli con il Canada e gli Stati Uniti”.
“Dobbiamo impegnarci nella qualità, dato che i nostri prodotti non sono competitivi per il prezzo”, ha detto l’imprenditore, ora anche parlamentare, Alberto Bombassei, “anche in Germania ci sono prevalentemente piccole imprese eppure loro esportano più di noi”.
“Anche le aziende grandi hanno bisogno di capire il loro potenziale, bisogna aiutarle a crescere nell’approccio allo sviluppo imprenditoriale” così Massimo D’Aiuto, amministratore delegato di Simest, “per la Cina c’è da fare un lavoro di network, di rete, bisogna crescere, altrimenti si diventa preda, i mercati non aspettano, bisogna farlo subito”.
Tantissimi interventi hanno sottolineato la necessità di valorizzare in tutti i modi la merce italiana all’estero, perché il brand Made in Italy ha un valore enorme.
Senza dimenticare le emozioni, perché per vendere si punta anche sulla psicologia, sui ricordi, sull’immaginario collettivo, su ciò che un consumatore associa con Roma, Napoli, Venezia, Firenze e il resto del nostro territorio.
Giuseppe Tripoli, direttore generale politiche per l’internazionalizzazione e gli scambi del Ministero per lo Sviluppo Economico, nelle sue conclusioni ha ricordato il suo recente viaggio di lavoro in Cina e ha sottolineato che “un bene viene associato ad un’esperienza e bisogna investire nel mondo della comunicazione globale. ”
Leonardo Simonelli Santi, presidente di Assocamestero, ha sintetizzato dicendo che serve “una promozione diversa, così come diversi sono i Paesi e le comunità, capace di definire l’offerta, basandosi su quella che è la reale domanda di Italia dei mercati esteri, di recepire gli input di nuovi consumatori che apprezzano l’Italian style”.
Chiara Masini
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