Il vino, la crisi e la strategia futura
Occorreranno tre anni per riportare il livello di consumo del vino al periodo prima della crisi da pandemia del 2020. I grandi del vino si sono riuniti per preparare strumenti di ripartenza perché l’anno scorso è stato troppo colpito dalla pandemia, servono misure strutturali che vadano oltre il presente. Nell’ambito della piattaforma Wine Institute si sono trovati: tra gli altri, Pau Roca, Direttore Generale dell’International Organisation of Vine and Wine (OIV), Denis Pantini, direttore di Winemonitor Nomisma e degli europarlamentari Clara Aguilera, Paolo De Castro e Irene Toleret, il Capo di Gabinetto del Commissario all’agricoltura dell’UE insieme alle principali organizzazioni cooperative di Francia, Italia e Spagna.
Per tornare ai livelli pre pandemia sarà necessario agire da un lato sui consumi interni e puntare sull’export. Le organizzazioni cooperative hanno chiesto che la viticoltura europea possa accedere pienamente agli 8 miliardi di euro aggiuntivi del Fondo Next Generation Ue previsti nel 2 ° pilastro e anche che i piani nazionali di sostegno non vedano diminuire la propria dotazione finanziaria. L’attuazione della riforma della PAC in tutti gli Stati membri dovrebbe garantire che la viticoltura dell’UE abbia accesso alle misure agroambientali del 2 ° pilastro e ai programmi di gestione dei rischi, entrambi essenziali per sostenere la transizione ecologica e digitale che il settore vitivinicolo dell’UE è disposto a guidare.
Tra le sfide da vincere continuare a vendere bene in Gran Bretagna, dopo la Brexit, ricordando che - il 68% del vino importato a valori dal Regno Unito è di origine UE.